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Raccontare Vivere in Assisi è come indurre un viaggio sorprendente. È come tessere un filo che lega indissolubilmente la Terra al Cielo, intrecciando il fascino della narrazione con l'armonia dell'arte narrata. Una trama fitta, densa di malia riverberata dai mille fili orditi e pregni di significati trascendenti che si sono dipanati, per vent'anni, lungo vie permeate di mute parole dove ogni pietra sa di Storia, in un autentico teatro sotto le stelle. La rievocazione, restituendo uno spaccato dell'epoca medievale assai interessante, è figlia di un'intera comunità che in una Gangi fattasi Assisi, con grande anelito spirituale, ha fortemente creduto nella vita mistica di san Francesco, uomo umile e buono che accoglieva sempre creature e cose come un dono del Signore. Il visitatore, seguendo il filo di una narrazione soprannaturale, incontra il volto di Dio nel Crocifisso di San Damiano che parla a Francesco e gli dice «va' e ripara la mia casa», la grazia del creato e il messaggio del suo Creatore risplendono dunque, in una peculiare sinergia, attraverso la voce del Poverello d'Assisi. Gli uomini, viaggiatori spesso smarriti tra vie oscure, hanno assoluto bisogno di speranza. Essa, sottile filo invisibile ma tenacissimo, lega la Terra all'Onnipotente, la speranza sostiene, conforta e, in un disegno universale, spalanca gli orizzonti e regge le sorti del mondo. E Vivere in Assisi vuole donare speranza ai viaggiatori esausti che, divenuti pellegrini mentre si scoprono capaci di accogliere l'Altro con tutte le sue miserie e l'Alto nella Sua onnipotente misericordia, dischiudono pensieri di gratitudine e sereno affidamento a Dio. Vivere in Assisi riverbera sempre e comunque tale messaggio, con emozione profonda, tangibile, struggente, ogni volta ineguagliabile. Emozioni che meritano di essere serbate e tramandate intatte, a futura memoria, in una società che ha fatto dell'accresciuta potenza dell'uomo una prigione ove egli dimora, dimentico della sua finitezza.